IT'S NO GAME!
IT’S NO GAME.
1975 - 1980: Cinque anni nella vita di David bowie
A cura di: Maurizio Principato
1975 - 1980: Cinque anni nella vita di David bowie
A cura di: Maurizio Principato
Nella splendida cornice e da me tanto amata del teatro Franco Parenti di Milano, precisamente nella sala AcomeA, Lunedì 25 Gennaio è andato in scena “It’s No Game” un racconto fatto di video e di ricordi a cura di un’ammaliante Maurizio Principato, che è riuscito a trasportare tutta la sala nel quinquennio protagonista. Nel 1975 Bowie era una rockstar all’apice del successo: la critica lo incensava e una folla sterminata lo osannava. “It’s No Game” racconta la storia del Duca Bianco partendo da Los Angeles, poi Parigi e infine affronta il suo periodo Berlinese.
David Bowie muore la notte del 10 Gennaio 2016 lasciando un vuoto incolmabile non solo nel mondo della musica, ma anche e sopratutto nei cuori e negli animi dei suoi fan che, grazie a lui, si sono sempre sentiti ispirati e hanno appreso il coraggio di essere se stessi. Bowie ha sempre fatto di questo concetto la sua bandiera, sin dai primi personaggi da lui creati e impersonificati quali ad esempio Ziggy Stardust, Halloween Jack, the Actor e il più celeberrimo Thin White Duke.
Si inizia con un filmato del 1975, quando Bowie migrò a Los Angeles. Qui, l’abuso di cocaina lo rese paranoico e anoressico, e ne arrestò la creatività. «In quel periodo sembravo appena uscito dalla tomba» dirà lui stesso in seguito. Nel filmato si vede Bowie, in macchina, che beve da un cartone di latte in cui dice: «Mi sento come una mosca che galleggia nel latte. Sono un corpo estraneo che assorbe ogni cosa>>.
Bowie si prestò anche ad attore nel cinema grazie al regista Nicolas Roeg che lo scelse per interpretare il ruolo dell’alieno umanoide Thomas Jerome Newton in "L’uomo che cadde sulla Terra” (si dice che da questo film prese ispirazione per il personaggio di Major Tom) e questa fu un po’ la sua “chance di redenzione” dal buco nero della droga in cui era finito.
Dopo quell’esperienza, Bowie si trasferì a Berlino dove, lontano dal mondo e
dalle mode, trovò la strada che stava cercando. La leggendaria "Trilogia Berlinese” (gli album Low (1977), Heroes (1977) e Lodger (1979) ) mise tutto in discussione e rinnovò drasticamente i canoni del pop rock, offrendo ispirazione a un’intera generazione di musicisti. Con Scary Monsters (1980) Bowie diede trionfalmente inizio agli anni ’80.
Essendo molto appassionata di musica, questi spettacoli sono sempre per me molto interessanti e Maurizio Principato è stato decisamente bravo a raccontare il personaggio di Bowie, descrivendolo come 'Cantante, musicista, compositore, produttore, interprete, attore, ballerino dedito costantemente alla ricerca.’
Mi ha ispirato ad appassionarmi di un artista lontano temporalmente dalla mia generazione ma molto vicino a me come personaggio e interprete. Ho scoperto una personalità fiammeggiante, un carattere imprevedibile, ma sopratutto una vena creativa inesauribile: David Bowie era unico, così come lo era la sua voce e i suoi show.
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